Archivi categoria: Conversazioni

Talking with: Arnaldo Pomodoro

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Arnaldo Pomodoro – photo © Bob Krieger

In via Vigevano a Milano apre il nuovo spazio espositivo della Fondazione Arnaldo Pomodoro, con una mostra sull’opera degli anni Cinquanta del Maestro 86enne, a cura di Flaminio Gualdoni. Tra riduzioni di spazio e diverse prospettive, Pomodoro ci racconta la sua scelta. Continua…

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Talking with: Denis Curti

Denis Curti durante la visita guidata all'Affordable Art Fair

Denis Curti durante la visita guidata all’Affordable Art Fair

Intervistiamo Denis Curti, direttore di Contrasto e vicedirettore di Forma, in occasione della sua curatela dello stand benefico per AIL (Associazione Italiana contro le Leucemie-linfomi e mieloma) all’Affordable Art Fair. Continua…

 

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Talking with: Tino Stefanoni

Tino Stefanoni

La Como di Terragni, Radice, Rho e la Badiali diede quasi una cifra stilistica alla Galleria del Milione, che oggi rappresenta anche lei. Quanto l’esperienza della generazione precedente alla sua, dall’altro ramo del lago, ha influito sul suo lavoro?

Nulla, per la semplice ragione che, a differenza della loro, la mia è pittura come mezzo e non come fine.

Cosa ha provocato il passaggio dalle sue famose opere degli anni ’70, così geometrizzate, alle ultime originalissime sinopie, passando per i dipinti di paesaggio, in cui ogni oggetto sembrava essere stato analizzato singolarmente?

Il mio lavoro, da quasi 50 anni ormai, ha sperimentato vari linguaggi che si sono trasformati semplicemente per desiderio di continua ricerca, ma tutti, in ogni caso, con un mio naturale  (spero) denominatore comune che li unisce in un unico mondo. E qui, a proposito di coerenza, un piccolo aneddoto.  Fiera d’arte di Milano 1984. Poco lontano dallo stand dei miei lavori nuovi e non ancora visti, presentati da Franz Paludetto, vedo che un visitatore s’avvicina al gallerista senza vedermi, assolutamente, e dice:  ” no Franz, non dirmi chi è, voglio indovinare; già, non può essere che Stefanoni” . Per me fu un’autentica gratificazione. Continua a leggere

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Talking with: Roberto Ciaccio

Roberto Ciaccio

Nel lavoro di Roberto Ciaccio ri realizza il percorso di un metalinguaggio della stampa originale, che nasce dalla decostruzione del pensiero di Walter Benjamin, nel suo fondamentale saggio “L’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica”.

Qual è il rapporto tra lastra e foglio?
La lastra rilascia tracce ma accoglie anche tracce dei fogli. Io non le cancello: lascio che si stratifichino e che il tempo agisca.
Tra un’impressione e l’altra di una stessa lastra su un foglio si creano delle “petites différances” –come diceva Derrida–, che rendono ogni opera un originale, una cosa a sé.

C’è una distanza ideale da cui guardare le sue opere?
Il discorso della distanza è importantissimo nel mio lavoro. La possibilità di vedere le opere in sequenza è fondamentale: noi possiamo guardare sia la singola opera, sia una sequenza di opere, che è essa stessa un’opera, che lavora su una serialità che implica per lo sguardo e per il pensiero un movimento longitudinale oltre che in profondità. Cosa diversa è osservare la singola opera, che però si modifica sempre nell’interazione con le altre.
Detto ciò, mi ha sempre incuriosito il fatto che l’opera istituisca il suo proprio luogo, quello della sua aura -secondo il concetto di Benjamin-: il mio lavoro porta la figura ad apparire ai limiti di una soglia visiva, per cui c’è sempre un’oscillazione continua dello sguardo, che per noi si traduce in un continuo tentativo di messa a fuoco, che però ci sfugge. Il nostro occhio, infatti, non riesce a conseguire una stabilità su un punto, senza perderne un altro, ed anche la macchina fotografica digitale non riesce a mettere a fuoco queste immagini.

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