Tino Stefanoni
La Como di Terragni, Radice, Rho e la Badiali diede quasi una cifra stilistica alla Galleria del Milione, che oggi rappresenta anche lei. Quanto l’esperienza della generazione precedente alla sua, dall’altro ramo del lago, ha influito sul suo lavoro?
Nulla, per la semplice ragione che, a differenza della loro, la mia è pittura come mezzo e non come fine.
Cosa ha provocato il passaggio dalle sue famose opere degli anni ’70, così geometrizzate, alle ultime originalissime sinopie, passando per i dipinti di paesaggio, in cui ogni oggetto sembrava essere stato analizzato singolarmente?
Il mio lavoro, da quasi 50 anni ormai, ha sperimentato vari linguaggi che si sono trasformati semplicemente per desiderio di continua ricerca, ma tutti, in ogni caso, con un mio naturale (spero) denominatore comune che li unisce in un unico mondo. E qui, a proposito di coerenza, un piccolo aneddoto. Fiera d’arte di Milano 1984. Poco lontano dallo stand dei miei lavori nuovi e non ancora visti, presentati da Franz Paludetto, vedo che un visitatore s’avvicina al gallerista senza vedermi, assolutamente, e dice: ” no Franz, non dirmi chi è, voglio indovinare; già, non può essere che Stefanoni” . Per me fu un’autentica gratificazione. Continua a leggere →